Dell'architettura di M.Vitruvio Pollione Libro IX



Da Baldassarre Orsini
Anno di p
ubblicazione 1802


Delle sfere e dei pianeti
Sono poi queste cose ritrovate con un discorso del tutto divino, ed a coloro che le considerano sono di gran meraviglia; conciosiache l’ombra dello gnomone nell’equinozio ha diversa estensione in Atene, non cosi in Alessandria, altrimenti in Roma, non è la medesima in Piacenza, e nelle altre parti della terra. Lande riescono di gran lunga differenti le figure degli orologi, atteso la varietà de’ luoghi. Impercioche dalle estensioni delle ombre dell’equinozio gli analemmmi si formano; eglino servono a tirare le linee delle ore ed a determinare le ombre degli gnomoni, le quali si compiscono sempre riguardo all’altezza del polo de’ luoghi. Per analemma viene inteso un tal metodo col corso del sole, ed un ritrovato coll’osservazione del crescimento dell’ombra da solstizio d’inverno, pel mezzo della quale poi con operazioni architettoniche, e con l’uso delle seste si è venuto a discoprire in qual guisa resti il mondo ordinato. Pel mondo poi intendasi un’aggregato di tutte le cose naturali, ed insiem il cielo formato di stelle...

Della descrizione degli orologi cogli analemmi

Ma noi dobbiamo lasciar da parte le cognizioni astrologiche di costoro, e con diversi principi ragionare degli orologi, ed ispiegare le varie mutazioni, ed incostanze de’ giorni, e delle ore in ciascun mese. Perciocche il Sole in tempo degli equinozi, facendo il suo giro in ariete, ed in libra, all’altezza del polo di Roma, l’ombra dello gnomone è di parti otto delle nove che ha esso, in Atene l’ombra ha tre delle quattro parti dello gnomone; Rodi cinque delle sette; in Taranto nove delle undici ; in Alessandria tre delle cinque; ed in tutti gli altri luoghi le ombre dello gnomone negli equinozi trovansi, secondo le leggi della natura, dissomiglianti, ed ove accorciate, ed ove più distese. Perlocche in qualunque luogo si debban formare gli orologi, quivi si ha da pigliare per la prima cosa l’ombra dello gnomone in tempo degli equinozi. E se sarà di otto parti delle nove che ha lo gnomone, come appunto è in Roma, su di un piano si conduca la linea BT, e nella metà vi si eriga ad angolo retto la linea AB, che ne rappresenti lo gnomone, e dalla linea del piano alla cima dello gnomone vi si segnino esattamente colle seste parti nove, e dove terminasi nel punto A la nona parte , ivi facciasi centro con una punta delle seste, ed aperta l’altra fino alla linea del piano nel punto contrassegnato colla lettera B si formi un cerchio, il quale dicesi meridiano. In appresso si prendono otto parti delle nove, che vi hanno dal piano al centro dello gnomone, e si portino sulla linea del piano ov’è la lettera C. Questa sarà l’ombra dello gnomone nell’equinozio. Dal punto ove la lettera C si faccia passare una linea dal centro, ov’è la lettera A, e questa linea sarà il raggio del sole all’equinozio. Ora posta la punta delle seste nel centro, e slargata l’altra per fino alla linea del piano, si porti codesto intervallo parallelo nella sinistra banda alla lettera E, ed alla destra in I, che s’intersechi la circonferenza, e da questi punti pel centro si conduca una linea, cosicche ella divida egualmente il cerchio in due semi-cerchi. Cedesta linea da’ Matematici vien detta orizzonte. Prendasi dipoi la decima quinta parte di tutta la circonferenza, e pongasi la punta delle seste sulla medesima circonferenza nel punto ove il raggio dell’equinozio la sega, che sarà egli contrassegnato colla lettera F, e con codesto intervallo si segnino da destra, e da sinistra sulla medesima circonferenza i punti G, ed H. E da codesti si faccian passare pel centro le linee fino alla linea del piano, ed ivi segnansi con le lettere T, ed R; e così si avranno due raggi solari, uno dell’inverno, e l’altro della state. Diametralmente dunque al punto E vi sarà il punto I, ove la circonferenza viene intersecata dalla linea condottavi pel centro: ed opposti aì punti G ed H saranno i punti K, ed L, ed aì punti C,F, ed A sarà opposto il punto N.Si tirino poi le corde da G, ad L, e da H a K; e l’arco inferiore sarà della porzione estiva, e l'altro arco superiore sarà della porzione iemale.
Codeste corde si partono per lo mezzo ne’ punti segnati colle lettere ne’ punti M, ed O, che serviranno di centri; e per essi punti, e pel centro A tirisi una linea finche tocchi la circonferenza ove sono segnate le lettre P, e Q. Questa linea sarà ad angolo retto al raggio equinoziale; e codesta si chiamerà assone e degli anzidetti centri aprendo le seste per fino alle estremità delle corde formansi due semi-cerchi, uno de’ quali sarà l’estivo e l’altro il vernale. In seguito ove le parallele intersecano la linea detta dell’orizzonte, a destra, si segni la lettrera S, ed a sinistra la lettera V, e dalla estremità del semi-cerchio destro, ov’è contrassegnata colla lettera G, tirisi una linea parallela all’assone all’estremità del semi-cerchio sinistro contrassegnata colla lettera H. Codesta linea parallela nominasi lacotomo. Ora facciasi centro nel punto dove il raggio dell’equinozio interseca la detta linea, qui dove è segnata la lettera X, ed aperte le seste a quel punto ove il raggio estivo interseca la circonferenza, ed ove è nota la lettera H; col centro equinoziale, e coll’intervallo estivo si formerà un cerchio mestruale, che manco si dinomina. E questa sarà la figura dell’analemma. Compito che sia di formare, e dimostrare l’analemma, di questo si farà uso per segnare le linee che distinguono le ore dell’inverno, della state, e anche di ciascun mese, secondo il luogo propostoci; e ci sieno messe pur davanti quante varietà e spezie d’orologi si sieno, eglino si formeranno tutti con quest’arte; poiche in tute le figure di essi, ed in tutte le maniere di formarli unico si è il loro effetto; acciocché sieno sempre divisi in 12 parti uguali tanto i giorni degli equinozi, che quelli di bruma, e medesimamente quelli dei solstizi. Ho lasciato indietro tutte codeste cose, non gia che io mi sia per timidezza sgomentato, ma per non dispiacere con la lungheria dello scrivere. Farò bensi palese da chi sono state ritrovate le diverse spezie, e forme di orologi, giacche non ne posso io di presente inventarne de’ nuovi, e neppure si conviene di pubblicare le cose d’altri per proprie. Dirò dunque di quelle che sono state a noi insegnate, e da chi siano state ritrovate.

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