Sandolino Cherubino Libro VII


Sull’analemma, e sui diversi tracciamenti degli
orologi





Perfino Vitruvio, dopo che ebbe – come dicono – piuttosto divorato che non letto tutti i loro scritti, lasciò ai posteri solo in parte e imperfettamente i principi dell’Analemma.
Per questa ragione i Matematici ci trasmisero imperfettamente il metodo, e le poche cose che spiegarono, per l’oscurità delle frasi, per la scarsità delle dimostrazioni e per la noiosissima prolissità, ed anche per la massima difficoltà, e le perdite dovute al tempo, fecero sì che gli Orologi Solari (specialmente gli Italici), potessero essere [scarsamente] compresi e realizzati. La nostra Acacia, o umanissimi Obsimati, infatti confessa che tra quelle cose che vidi una volta nell’insigne volume del dottissimo P. Clavio, e nel libro di Giovanni benedetto, e nel testo di Tolomeo sull’analemma del Commandino, più furono quelle che non compresi che quelle che appresi. La stessa cosa confessano, nei propri riguardi, anche persone di grande ingegno. Per la qual cosa, stanco per la noia, e per la disgrazia soprattutto della gran perdita di tempo della lettura (anche perché non veloce), [ccccc] portando, gettai via i codici, e mi affidai corpo ed anima ad Urania, e presi il compasso e lo gnomone, ed il traguardo, raccomandandomi a Dio, e sotto la guida divina [] ho redatto queste poche cose semplicissime teoriche

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